Una serie di domande e risposte per capire chi siamo e cos'è l'Emodialisi
(in questo paragrafo emodialisi e dialisi sono intesi come equivalenti)
Di cosa vi occupate?
Il nostro Centro è specializzato nel trattamento dell'insufficienza renale terminale mediante trattamenti di Emodialisi.
Ci occupiano, inoltre, della prevenzione della malattia e della messa in lista per il trapianto renale per i pazienti che ne possono usufruire.
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Quali organi sono colpiti dall'Insufficienza renale cronica?
Gli organi colpiti dalla malattia sono i reni, due organi di forma simile ad un fagiolo lunghi circa 12 cm e larghi circa 6 cm, posti nella regione lombare ai lati della colonna vertebrale.
Ogni rene contiene circa un milione di piccole unità funzionali (nefroni) composte da un glomerulo ed un tubulo.
Il compito principale dei reni è quello di filtrare il sangue per eliminare nell’urina scorie, sali ed acqua nelle quantità necessarie. Tra le sostanze eliminate dal rene ricordiamo L'urea, la creatinina, l'acido urico, il sodio, il potassio, gli acidi e molti farmaci.
L’urina, formata dai nefroni, viene convogliata nella pelvi renale, da qui attraverso gli ureteri passa nella vescica dalla quale viene poi eliminata all’esterno con la minzione.
I reni hanno anche l’importante funzione di produrre alcuni importanti ormoni:
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La vitamina D che nella sua forma attiva regola l’assorbimento del calcio dall’intestino e ne favorisce la deposizione nell’osso
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L’eritropoietina che stimola la produzione dei globuli rossi
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La renina ed altre sostanze che contribuiscono a regolare la pressione arteriosa.
Cos’è l’insufficienza renale cronica?
Tutte le strutture che compongono i reni possono essere colpite da malattie che, in un tempo più o meno lungo, ne danneggiano la funzione.
Ci sono malattie che riducono la capacità di eliminare normalmente le scorie, sali e acqua, altre che alterano la capacità di produrre ormoni.
Ci sono malattie renali che guariscono se vengono diagnosticate precocemente. Altre invece compromettono progressivamente il funzionamento dei reni.
Tuttavia, anche quando la funzione renale è già ridotta, è possibile rallentare ed in alcuni casi arrestare l’evoluzione della malattia con la terapia conservativa.
Perché i reni si ammalano?
Le cause più frequenti sono l’ipertensione arteriosa e il diabete mellito, tra le cause meno frequenti ricordiamo malattie che colpiscono esclusivamente i reni (es. le nefriti) o le vie urinarie (es. le calcolosi) e malattie ereditarie (es. i reni policistici).
Il Centro S. Biagio, da sempre attento alla politica di prevenzione ha chiesto ed ha ottenuto la certificazione qualità ISO 9001:2000 oltre che per la Nefrologia e l'attività di Emodialisi, anche per la “Prevenzione e terapia delle Malattie Cardiovascolari” dal 2000 al 2008.
Il Centro San Biagio adotta dal 2009, per queste attività, un sistema di gestione della qualità conforme alla norma UNI EN 9001.
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Quali sono i sintomi?
Alcune malattie possono manifestarsi con alterazioni visibili come:
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L’urina rossa o color coca-cola per la presenza di sangue (ematuria)
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Il gonfiore (edema) o la difficoltà di respirare a causa della notevole ritenzione di liquidi
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Il pallore cutaneo per l’anemia
Spesso, però, gli unici segni di malattia sono costituiti dall’aumento della pressione arteriosa e/o da alterazioni delle analisi di laboratorio come:
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Presenza nelle urine di eccessiva quantità di proteine (proteinuria) o di sangue non visibile a occhio nudo (microematuria)
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Presenza nel sangue dell’aumento di alcune sostanze come l’azotemia, la creatinina e il potassio che non possono essere normalmente eliminate da reni ammalati.
Perché la terapia conservativa?
Quando non si può ottenere la guarigione di una malattia che compromette progressivamente la funzione renale, si può e si deve comunque cercare di rallentarne l’evoluzione e ridurre i danni causati all’organismo.
E’ molto importante, pertanto, rispettare le prescrizioni del nefrologo, ed eseguire con regolarità i controlli clinici e di laboratorio che egli vorrà consigliare, anche quando la malattia si presenta solo con alterazioni dei valori di laboratorio.
Strumento principe per ottenere un rallentamento della progressione verso l’insufficienza renale terminale è la dieta.
La dieta in corso di insufficienza renale deve ottenere:
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La riduzione delle proteine assunte e dei fosfati
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Riduzione dei grassi animali
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Riduzione del sodio e del potassio
Deve fornire, inoltre, calorie in quantità adeguate e deve tenere conto, infine, della eventuale presenza di altre malattie come, per esempio, il diabete mellito.
Si può fare altro?
Per rallentare la progressione verso l’insufficienza renale è altrettanto importante, porre attenzione a quelle malattie che sono tra le cause principali dell’insufficienza renale cronica e in particolare all’ipertensione arteriosa, all'aterosclerosi e al diabete mellito. Per questo motivo il Centro è dotato oltre che di Nefrologi anche di Cardiologi e Diabetologi esperti in nefrologia e dialisi.
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Perché la dialisi?
Quando i reni perdono quali completamente la loro funzione, l’organismo “si intossica” perché le scorie, i sali e l’acqua si accumulano e possono causare un insieme di sintomi definito “uremia”. I sintomi più frequenti sono:
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Stanchezza
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Nausea e/o vomito
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Ipertensione
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Pericardite (infiammazione della membrana che avvolge il cuore)
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Edema polmonare (presenza di liquido nei polmoni)
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Alterazioni del ritmo cardiaco
Con l’inizio tempestivo della terapia sostitutiva della funzione renale (emodialisi e/o trapianto), è possibile evitare che insorgano o si aggravino questi disturbi che, diversamente, porterebbero a morte.
Cos’è la dialisi?
Per dialisi si intende un trattamento sostitutivo attuato con apparecchiature complesse (reni artificiali) quando i reni non funzionano più.
I reni sani funzionando 24 ore su 24 per 7 giorni su 7 la settimana sono indispensabili per svolgere le funzioni descritte ed in particolare per mantenere l’organismo “disintossicato”;
Il trattamento con rene artificiale ha lo scopo di sostituire gran parte delle funzioni del rene sano e cioè di disintossicare l’organismo. Si attua, in genere, per 4 ore per tre volte la settimana.
Come funziona?
Il sangue da depurare (“disintossicare”), prelevato dal paziente, viene fatto passare attraverso un filtro (che si trova al di fuori dell’organismo) dove entra in contatto attraverso una membrana artificiale con una soluzione di dialisi. Passando nel filtro il sangue cede alla soluzione di dialisi le sostanze tossiche, i sali e l’acqua che si accumulano nell’organismo tra una seduta dialitica e l’altra. Dopo il passaggio nel filtro, il sangue viene restituito al paziente.
Quando dura?
La seduta dialitica dura generalmente 4 ore e viene effettuata 3 volte a settimana (Lunedì, Mercoledì e Venerdì oppure Martedì, Giovedì e Sabato) a orario fisso, perché ogni posto dialitico viene utilizzato da più persone che si alternano.
Come si preleva il sangue per poter effettuare il trattamento?
Il sangue da depurare non può essere prelevato da una normale vena del braccio perché questa non ne potrebbe fornire la quantità necessaria al minuto. Allo scopo sono possibili due possibilità:
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L’applicazione di un catetere in una grossa vena centrale (catetere giugulare) o in una grossa vena periferica (catetere femorale); questa via di accesso vascolare viene usata esclusivamente in emergenza o quando non è possibile usare altre vie.
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Il confezionamento di una fistola artero-venosa (FAV): viene realizzata chirurgicamente, in anestesia locale, una comunicazione tra una vena dell’avambraccio ed una arteria vicina, in questo modo attraverso la vena così “arterializzata” potrà passare la quantità di sangue necessaria per effettuare il trattamento dialitico.
La FAV prima di essere utilizzata ha bisogno di un periodo di “maturazione” per cui sarebbe preferibile anticipare il confezionamento della stessa anche prima dell’inizio del trattamento emodialitico al fine di evitare l’applicazione di cateteri venosi.
La sua cura consisterà nel lavaggio con acqua e sapone, il controllo quotidiano del suo funzionamento e nell’evitare sforzi muscolare eccessivi con il braccio interessato.
C’è altro da sapere?
La dialisi è un trattamento, data la sua intermittenza e rapidità, “non fisiologico” che mal si coniuga con il mantenimento dell’omeostasi e la tendenza all’equilibrio, che l’organismo persegue, di norma, costantemente.
Per ridurre il più possibile gli spostamenti dalla linea di equilibrio di sostanze come l’acqua, il potassio e il fosforo è importante seguire una corretta alimentazione, affiancata da un sapiente impiego di farmaci che sono oggi a nostra disposizione.
Aspetti psicofisici
E’ ormai chiaro come il trattamento dialitico sia in grado di garantire una buona condizione clinica e riabilitativa, oltre che lavorativa nei soggetti abili.
La condizione di dipendenza a una macchina può creare non pochi problemi psicologici. Se il paziente interagisce positivamente, con il suo medico e con la sua condizione di dializzato, esisteranno i presupposti per assicurare una alta qualità di vita.
In cosa consiste il trapianto renale?
Un rene prelevato da un donatore vivente o deceduto viene collocato nella parte anteriore dell’addome, lasciando, in genere, nella loro sede i reni che non funzionano più.
Attualmente la percentuale di successo dei trapianti è molto alta e il trapianto costituisce la modalità più completa di terapia sostitutiva della funzione renale. E’ necessario un attento studio con esami strumentali e di laboratorio per valutare se la persona è idonea a ricevere l’organo e se può tollerare la terapia anti-rigetto che dovrà poi proseguire nel tempo per salvaguardare l'organo trapiantato. La terapia necessaria per evitare il rigetto riduce le capacità di difesa dell’organismo contro le infezioni e, nel lungo periodo, può aumentare il rischio di sviluppare una neoplasia. Nonostante si seguano tutte le prescrizioni, può talora verificarsi un rigetto che deve essere curato con terapie più impegnative. Se la funzione del rene trapiantato diventa insufficiente è necessario riprendere la dialisi e sottoporsi agli accertamenti necessari per iscriversi nuovamente in lista di attesa per un secondo trapianto.
Chi decide se un paziente può essere inserito in lista di attesa per il trapianto renale?
La decisione finale spetta all’equipe medica chirurgica del Centro Trapianti di riferimento dopo una attenta analisi degli esami clinici, bio-umorali e strumentali da loro richiesti.
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Il Centro S. Biagio si adopera affinché il paziente possa essere seguito dal proprio personale e/o collaboratori in questo percorso diagnostico anche con eventuale supporto psicologico.