​
Consigli generici
Il paziente con insufficienza renale cronica in trattamento emodialitico tende ad accumulare nel suo organismo delle sostanze “tossiche” che possono aumentare oltre misura prima che sia possibile eliminarli con la dialisi successiva.
Perché la dieta?
I pericoli maggiori per la salute del soggetto uremico sono:
-
L’aumento del FOSFORO che aumenta il rischio di mortalità ed il rischio di malattie cardiovascolari;
-
L’aumento di PESO tra una dialisi e l'altra, dovuto ad una eccessiva assunzione di liquidi;
-
L’aumento di POTASSIO dovuto ad una eccessiva assunzione di alimenti contenenti potassio e che aument il rischio di mortalità cardiovascolare.
Solo il paziente può combattere od arginare questi pericoli seguendo una terapia dietetica personalizzata (presso in Centro S. Biagio è attivo un Servizio di Dietologia).
La dieta di un paziente in emodialisi deve tenere conto della cronicità del trattamento, delle abitudini alimentari, degli aspetti economici e psicologici di pazienti già sottoposti a terapie stressanti.
Analizzando occorre considerare:
​
L’apporto proteico
L’apporto proteico giornaliero consigliato è di almeno 1-1.2 g/Kg/die tenendo conto:
-
Del fabbisogno medio dell’uomo sano e delle abitudini alimentari della nostra popolazione;
-
Della cronicità del trattamento;
-
Della presenza quasi costante di un periodo più o meno lungo di dieta ipoproteica precedente l’inizio del trattamento emodialitico o di una spontanea riduzione dell’apporto proteico legato all’anoressia nelle fasi avanzate dell’insufficienza renale stessa;
-
Della necessità per il soggetto in emodialisi di un bilancio proteico sicuramente positivo (per prevenire anemie, neuropatia, ecc.);
-
Della perdita in media di 6-10 g di aminoacidi liberi per ogni seduta dialitica;
-
Delle anormalità del metabolismo e del trasporto aminoacidico attraverso il piccolo intestino;
-
Delle frequenti e spesso misconosciute perdite intestinali di sangue.
Possono essere, infine, necessarie importanti diversificazioni individuali che tengano conto dello stato nutrizionale iniziale, dell’età biologica, dialitica, dell’attività lavorativa del soggetto e dell’eventuale presenza di una funzione residua (una funzione residua anche modesta, ad esempio, può determinare l’escrezione urinaria di 10-30 mEq di potassio e permette quindi una maggiore liberalizzazione dell’introito alimentare di questo elemento).
L’apporto calorico
L’apporto calorico giornaliero deve essere adeguato e, a parità di peso ideale, età, sesso, e attività lavorativa, deve essere maggiorato per controbilanciare gli “stress” legati alla dialisi stessa.
E’ consigliabile un apporto di almeno 35 Kcal/pro-Kilo/die.
L’apporto idrico (acqua)
L’apporto di acqua giornaliero nel paziente in trattamento emodialitico periodico è di grande importanza.
Dal mantenimento e/o contenimento dei volumi circolanti dipendono:
-
Controllo della pressione arteriosa;
-
Mantenimento dell’apparato cardiorespiratorio in una situazione fisiologicamente accettabile;
-
La tolleranza della seduta dialitica stessa: se si è costretti a disidratazioni spinte l’apparato cardiocircolatorio è sottoposto a maggiore stress con possibili conseguenze a breve termine (ipotensioni, collassi cardiocircolatori fino ad arresti cardiocircolatori da ipovolemia acuta) e a lungo termine (disturbi del ritmo, scompenso cardiaco ecc.).
Se le uscite di acqua nel paziente emodializzato sono limitate a tre volte a settimana e per poche ore (durante il trattamento di emodialisi), occorre imparare a controllare le entrate di liquidi, cosa tutt’altro che semplice.
Per trattamenti standard di sedute trisettimanali di emodialisi viene considerato ottimale un incremento di peso tra una seduta e l’altra di circa un chilogrammo – un chilogrammo e mezzo in un soggetto adulto di taglia media.
​
L’apporto di potassio
Le alterazioni del ricambio del Potassio sono una causa importante di morte (3.4 % delle morti) e di morbosità per i pazienti in emodialisi.
E’ da considerare sia il livello della potassiemia di per sé, sia le sue variazioni brusche.
Sono noti i disturbi del ritmo (aritmie) dovuti alle variazioni della potassiemia specialmente nei pazienti anziani (età anagrafica e/o dialitica), disturbi che richiedono frequentemente ospedalizzazioni e/o trattamenti supplementari.
E’ necessario ed indispensabile, quindi, controllare l’apporto di potassio con la dieta, anche con l’ausilio delle tabelle precedentemente descritte.
Il contenuto di potassio nella dieta è stabilito solitamente tra 2000 – 2500 mg al giorno, cercando comunque di limitarne l’introito il più possibile.
Ricordare, inoltre, che molti alimenti non considerati tali contengono quantità variabili di potassio (caffè, cioccolato, vino ecc.: vedi tabelle).
-
L’apporto sodico
Il soggetto in emodialisi dovrebbe sempre controllare l’introito sodico (NaCl, sale da cucina).
La restrizione del consumo di sale favorisce la riduzione del senso di sete oltre a migliorare il controllo della pressione arteriosa.
L’entità della restrizione di sale è individuale:
-
Circa 2 – 3 grammi di sale al giorno per i pazienti con ipertensione arteriosa e che hanno la tendenza a notevoli incrementi ponderali tra una dialisi e l’altra;
-
Circa 4 – 5 grammi di sale al giorno per i pazienti con pressione arteriosa nella norma e/o che presentano una diuresi residua.
-
L’apporto fosforico
Il controllo della fosforemia è di fondamentale importanza per la prevenzione dell’osteodistrofia uremica.
La fosforemia predialitica dovrebbe essere mantenuta a valori inferiori a 5 mg/dl, al di sopra di tali valori aumenta progressivamente il rischio di iperparatiroidismo e di calcificazioni ectopiche.
Le calcificazioni ectopiche (tissutali) compaiono quando il prodotto calcio-fosforo supera i 70 mg.
Il controllo della fosforemia può essere raggiunto sia riducendo l’introito alimentare sia somministrando idrossido di allumunio, chelante del fosforo a livello intestinale.
E’ consigliabile un apporto di fosforo giornaliero non superiore a 800 – 1000 mg al giormo. Occorre tuttavia considerare anche i rischi dell’eventuale ipofosforemia (fosforemia minore di 3 mg/dl), che richiede un trattamento in genere occasionale di tipo dietetico e/o farmacologico.
L’apporto di calcio
L’apporto calcico va supplementato nella quasi totalità dei pazienti.
Bisogna considerare, infatti, che la dieta del paziente emodializzato sono ipocalciche in quanto a basso contenuto di fosforo e che l’assorbimento intestinale di calcio nel paziente uremico è sempre diminuito.
L’apporto vitaminico
I pazienti in emodialisi possono incorrere in carenze vitaminiche per motivazioni varie:
-
l’apporto vitaminico delle diete consigliate è di solito sempre inadeguato (ridotto apporto di vegetali, frutta, metodi di cottura particolari);
-
l’assorbimento intestinale può essere ridotto;
-
le vitamine idrosolubili sono perse durante la seduta emodialitica.
​